(1818-1848)
"Mia sorella non ebbe per natura un’indole socievole, le circostanze favorirono e alimentarono un’inclinazione alla solitudine: tranne che per andare in chiesa o per fare una passeggiata sulle colline, ella raramente varcava la soglia di casa…quanto la sua mente raccoglieva della realtà che le toccava, si riduceva troppo esclusivamente a quei tragici e terribili caratteri di cui la memoria …è costretta a recare l’impronta. La sua fantasia, che era più tenebrosa che solare, più vigorosa che giocosa, trovò in quei caratteri il materiale da cui trasse creature come Heathcliff, come Earnshaw, come Catherine…"
Così Charlotte Brontë, nella prefazione ad una riedizione del romanzo "Cime tempestose" uscita nel 1850, quando Emily era ormai morta. Ed, in effetti, non si può pienamente comprendere il romanzo se non si conosce la vita della scrittrice, la sua incapacità di affrontare il mondo, il profondo affetto che la legava alla casa, alla famiglia, al cane Keeper, alla vita solitaria, l’appassionato attaccamento alla brughiera laddove, fra i campi di eriche, soffiava quel crudele vento dell’est che (non poco influiva sui polmoni e sul sistema nervoso delle sorelle Brontë) e, soprattutto, l’amore per la scrittura.
Fin da piccola Emily, alta, dagli occhi grigi azzurri ed i capelli rossi, femminilmente fragile eppure a tratti mascolina, era stata timida e ritrosa, ma negli ultimi anni della sua vita si produsse un mutamento, per cui si differenziò dalla se stessa di prima ed il suo comportamento divenne simile a quello dei personaggi descritti nel romanzo, forse per l’acquisita consapevolezza di sé, del suo talento, delle sue idee. Cominciò così a staccarsi sempre più dal modo precedente di essere, ad affermarsi, a far valere anche in famiglia la sua personalità , esprimendo in ciò l'atteggiamento tipico dei poeti romantici, che tendevano a tradurre le teorie dei loro scritti in comportamento personale. Sempre secondo le parole di Charlotte, addirittura nell’ultimo anno di vita Emily era divenuta sprezzante, sdegnosa, inflessibile, quasi sovrumana, incurante della sua salute, incupita dalla malattia fatale, la tisi, che la stava conducendo verso la tomba, ma non piegata dal pensiero della morte imminente che, quasi cercò, esponendosi al freddo al funerale del fratello, rifiutando poi ostinatamente di curarsi, ed infine abbandonandosi al male con voluttà .
L’unico romanzo composto da Emily Brontë, l’autrice più interessante ed inquietante della narrativa inglese dell’Ottocento, pubblicato per la prima volta nel 1847, subito condannato dalla critica perché immorale, fu "Cime tempestose", una vicenda di solitudine, amore, odio e vendetta, sullo sfondo delle solitarie brughiere dello Yorkshire.
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